ULTIMI POST NEL NOSTRO BLOG

Scopri per primo le novità!

IL NOSTRO VIAGGIO


(articolo del 14/03/2020)

E' mattino, il mio momento ideale per scrivere. Un rituale antico, tomi e tomi ricopiati a mano, lettera per lettera, parola per parola. Monasteri e conventi che visitavo, dove mi fermavo a trascrivere, ciò che si sapeva doveva essere tramandato.

La parola è sacra, ha un valore più profondo, non può essere sprecata, può solo essere onorata... allora ritorna, affiora, lettere d'oro nella memoria del tempo.

  • "Preparati fratello, presto partirai, custode di lettere antiche, i segni incisi. Viaggerai nei mondi in cui il suono è vibrazione, in cui il ricordo è tempo presente".
  • "Sì Francesco, accetto il viaggio in cui tu sei la mia guida, il mio mentore. Non desidero muovermi solo. Se la mia barca dovesse salpare, non taglierei la fune prima di averti visto salire a bordo".

Con Francesco non ho mai affrontato il tema del viaggio, sono sorpreso, intuisco questa multidimensionalità.

Un viaggio onirico, un viaggio reale.

Tutto mi attraversa.

Ricerco e scopro me stesso.

  • "Francesco, perdonami se abuso del tuo nome, le preziose lettere del tuo sapere".
  • "Quando il sapere è conoscenza si parla fratello caro, quando il sapere è saggezza si condivide il silenzio".

Cerco allora tra le lettere il mio alfabeto, ciò che mi appartiene. Chino raccolgo alcune lettere che Francesco mi indica. Sono segni antichi, portali di voci, creature di luce che permettono aperture dimensionali. Rivedo il Tao, lì dove Francesco lo incise, sulla nuda roccia; lì si apre un nuovo cammino.

- "Dove mi condurrai Francesco?".

  • "Posso condurti solo lì dove la tua anima ha detto di sì: al pozzo".

Strano dialogo questo con Francesco, procede per immagini, per rimbalzi, per suoni di voci. Rifletto. Mi chiedo quante volte ho calato il mio secchio prima di parlare? Se ho pescato conoscenza, saggezza o solo un soffio di vento. Viaggiare con Francesco è tornare all'antico, non ci saranno mai nuove terre, bensì l'altrove, terre diverse, il ritorno di un eterno presente.  

LA ZOLLA

(articolo del 12 marzo 2020)

E' il secondo caffè.
Amaro.
Lo sorseggio mentre avverto la presenza di Francesco. Ci sono giorni in cui lo cerco percependo solo fruscii di foglie secche, come se i suoi passi si dirigessero altrove...
So che non è così. Mi lascia il tempo di integrare, assaporare, centellinare le sue parole, quelle che la mente beve sempre con ingordigia, ma che poi non sa tradurre al cuore.
Allora c'è bisogno di tempo... c'è bisogno di ritrovarsi davanti alla fiamma.
E' quella fiamma che il cuore non spegne mai.
E' lì che il nostro bambino allunga le braccia e cerca di scaldarsi le mani.

Le parole di Chiara sono giunte, scivolate da labbra silenziose. Troppo intime per essere comprese alla prima lettura.

"Vedo la terra smossa dall'aratro
Vedo la violenza di questo gesto antico ma necessario
Nulla è perso
Ha solo cambiato posizione
La terra scura e ricca viene alla luce
Respira e si nutre dopo il lungo inverno
Gesti antichi
Gesti nuovi
Nel Suo immenso amore"

Il beneficio di queste parole è grande.
Mi descrive.
Mi sento zolla di terra, profonda, scura.
Le mani di Francesco mi hanno raccolto e baciato.
Poi mi ha sfaldato.
Tutte le mie parti sono cadute. E' rimasto solo il profumo della terra.
Era nell'aria.
Lo si respirava.
Ero felice di essere terra sulla quale Francesco camminava e lasciava le sue impronte.
Orme antiche che non dimenticherò mai.

Francesco raramente portava i sandali non ne aveva bisogno. Ma in quell'occasione sì. Lo vidi chinarsi. Sciogliere i suoi calzari e con il rispetto che solo la sua anima sapeva avere, lasciare la sua impronta nel mio cuore.

Cercai Chiara, sapevo che era vicina, la mia commozione cresceva. Comprendevo tutto quello che stava accadendo. Negli occhi di Chiara la mia voce trovava eco: "Dimmi che è così?".

Poi Francesco...

"Resta con i tuoi fratelli
Ricorda il tempo che è stato necessario
la tua aratura ha dato i suoi frutti.
Sii paziente
Attendi
Osserva le stagioni che avanzano.
Osserva gesti antichi.
Nelle tue mani nuovi.
Nel Suo immenso amore".

Ringrazio Francesco e benedico i suoi piedi, benedico la terra su cui ha lasciato le sue impronte. Benedico i doni che ha ricevuto.

Silenziosamente.

IL CORDONE DI FRANCESCO

(articolo del 08/09 marzo 2020)

E' domenica mattina, l'8 marzo 2020. Il silenzio è ancora profondo mentre con gioia assaporo il primo caffè. Cerco dentro di me la presenza di Francesco. Lascio scorrere una lunga fune, giù nel profondo... il cordone che portava annodato al suo fianco. Teneva particolarmente a quella cordicella, per lui aveva un significato particolare.

- "Buongiorno Francesco, perché mi suggerisci questa immagine, di cosa mi vuoi parlare?".

  • "Fratello caro, forse che tu non mi hai mai chiesto aiuto, forse che non hai mai cercato la mia spalla per piangere o il mio abbraccio per sentirti amato?".
  • "Sì Francesco, ti ho cercato innumerevoli volte, mi sono perso nei tuoi occhi invocando la verità, sentivo l'energia delle tue mani che curavano con l'amore del Padre, sentivo il conforto delle tue parole, ma i momenti più belli erano quelli in cui potevo perdermi in te, nel tuo abbraccio".
  • "Cosa aspetti allora, conforta, stringi fra le tue braccia, lava i piedi, sii quel servizio che libera, sii più saldo della fune che ho gettato, perché molte anime arriveranno, hanno bisogno di parole, di carezze, di abbracci... e soprattutto stringi forte con il mio cordone, lascia il segno della presenza dell'amore, dona con cuore puro".
  • "Francesco caro, spesso sì è fraintesi, ma è questo il messaggio che porto avanti da anni, con le tue semplici parole..., con il servizio rivolto ai viandanti di queste terre, con tutto l'amore che posso dare".
  • "Quando sembra che tutto ciò che fai non basti, non arrenderti, fai di più, gioca e divertiti come chi si burla della paura. La vera fede è sempre un rapporto unico e personalissimo con Dio. Ricordi le mie parole quando la mia anima parlava con il Padre, si abbandonava a lui e riscopriva la gioia e la serenità di tutto il creato?".
  • "Francesco caro, comprendo perfettamente che la gioia più grande sia nel donare. Lascio cadere ogni remora, mi affido, alla tua guida".

Mentre scrivo questo brano Marina, la mia sorella d'anima che porta la voce di Chiara, mi propone una diretta Fb, per il tardo pomeriggio, quasi a concretizzare le parole di Francesco a farle risuonare ancora più pure e cristalline. Sarò solo. Senza aver preparato nulla, non ci sarà un copione da seguire. E sia, Francesco, andiamo.

E' lunedì mattina il 9 marzo 2020 riprendo a scrivere. Francesco mi sorride, sa che finalmente ho capito il significato del suo cordone. Sono i nodi del karma. Francesco non poteva scioglierli ma Dio gli aveva fatto il dono di poterli prendere con sé. Francesco chino a terra, chiedeva ogni volta perdono, raccoglieva, annodava nel suo cordone e procedeva nel suo cammino.

Francesco poi rivolgendosi al Padre pregava affinché questi nodi fossero sciolti. Chi nutre amore e fede, in Francesco e in Dio, sa bene quanti nodi quotidianamente vengono sciolti e quante grazie accordate. Un Padre che è amore non elargisce nessuna punizione, attende semplicemente, amorevolmente e pazientemente che il figlio comprenda. Sa che più da un mare parole si impara dall'osservare piccoli gesti pregni d'amore, momenti di solidarietà, condivisioni d'amore vissute nel cuore. Allora il Padre offre questa possibilità al figlio, di vivere ogni giorno un'esperienza nuova, nella quale possa correggere le sue azioni fino a tornare alla sua natura autentica: la bontà.

Voglio ora ringraziare Francesco per la suo opera incessante, per quando silenzioso passa in mezzo a noi, raccogliere i nostri nodi e li porta via con sé. Francesco caro, grazie per questo tuo dono immenso.     

IL RACCOLTO

(articolo del 07 marzo 2020)

Francesco mi è vicino, percepisco come voglia farmi comprendere concetti dei quali avevo assunto significati non i linea con la mia anima. Allora cerco di fargli un pò di spazio affinché possa entrare. Intuisco che da questa lezione avrò molto da imparare, così invece di scappare, come da mia abitudine, raccolgo nell'aria il profumo dei suoi fiori: rose, gelsomini, mughetti. Sono fiori semplici, indossano un solo abito, eppure con esso esprimono i valori più alti della bellezza.

  • "Uno a zero per te Francesco, fai fatto rete con i tuoi fiori, parlandomi del loro unico abito: la semplicità. Comprendo come non mi sia mai permesso di indossarlo, poiché ho ricercato concetti sempre più grandi che forse la mia mente non riusciva a contenere".
  • "Fratello mi hai chiamato e ho risposto, mi hai desiderato e ho bussato, mi cercavi e mi sono manifestato a te".
  • "Non interromperti Francesco, sono assetato della tua acqua. La tua presenza mi coinvolge ogni volta e come il cuore di Chiara, anche il mio fa capriole quando ti sento".

Francesco ride, comprende, sorride, gioisce. E' un dono vederlo così, sono poche le volte in cui ho potuto raccogliere il suo sorriso, la leggerezza della sua anima.

  • "Fratello quando un sorriso si perde negli occhi di chi osserva non illumina forse tutte le stanze dell'anima a cui è stato donato?"
  • "Sì Francesco, illumina e riscalda".
  • "Allora sorridi, non cercare di accendere la luce passando in ogni stanza. Hai una moltitudine di stanze, molte delle quali non conosci nemmeno l'esistenza. Ti affanni in meditazioni, terapie e regressioni per cercare di portarvi luce, ma vedi bene che un'intera vita, pur nel massimo impegno, non basterebbe. Quando un sorriso è contagioso libera più energia di quanto tu possa immaginare e TUTTE le luci dentro di te si accendono contemporaneamente, in ogni stanza, ad ogni livello. Le porte si aprono contemporaneamente, tutto comunica, tutto può essere in un solo istante compreso e integrato. Non credi forse che dalla morte si possa resuscitare e che da semplice fango si possa edificare un corpo?"
  • "Sì lo credo".
  • "Credi, ma ora vuoi il tuo raccolto, chiedi di essere pagato. Raccogliere significa chinarsi verso terra, usare le mani affinché un dono possa entrare nella tua casa e diventare pane, ricordi ancora l'umiltà?".

- "Grazie Francesco, ricordo e mantengo nel cuore".

LE PERCEZIONI

(articolo del 05.03.2020)

I canali di percezione sono diversi per ognuno di noi. Alcuni di noi sono visivi, altri sono uditivi, mentre per la maggior parte siamo cinestesici, cioè percepiamo attraverso le sensazioni fisiche del corpo.
Ogni essere umano, a modo suo, comunica con le infinite dimensioni parallele e con i mondi sottili, l'importante è permettere che queste comunicazioni ci raggiungano. La cosa migliore è lasciare la porta aperta, restare con il cuore spalancato e fare in modo che tutto il nostro amore si riversi esternamente. E' questa la forma di contagio più bella che possa esistere. Ho ancora negli occhi il modo in cui, nel linguaggio dei segni, Hew Len comunicava a persone sordomute tutto l'amore e l'affetto che provava per loro. La comunicazione arrivava dritta ai loro cuori senza che fosse stata usata una sola parola eppure, non solo i sordomuti capivano ma anche tutte le altre presenti. Non un solo fruscio, non una sola sillaba, il significato di quei segni era totalmente comprensibile a tutti. Per usare uno slang giovanile direi che l'amore spaccava. Frantumava la mente più razionale quella a cui non bastano i segni ma vuole anche parole, quella a cui non bastano parole ma vuole anche toccare, vuole prove solide per credere. Nel terreno sottile è importante comprendere come non ci si muova per dimostrazioni misurabili bensì per energie. Chi esplora l'energia inizia a comprendere come i segnali con cui si collega al sottile siano tracce da captare come numeri, simboli, suoni, profumi o colori. Alcune presenze si manifestano sempre precedute da un profumo soave, da una fragranza che istintivamente apre porte di luce. Il profumo di rose, di gelsomino o altri fiori piccoli e delicati, è come un'onda che istantaneamente pervade un luogo o un ambiante apparentemente senza alcuna ragione. Il bene avanza silenzioso, non fa rumore, ma è sempre presente. Quali sono allora i nostri canali per percepirlo, per averne certezza. Può un sordo avere certezza della parola o un cieco del colore? Eppure il momento in cui decido di credere e mi affido, o per meglio dire mi abbandono, cambia qualcosa. E' un pò come se iniziassi a suonare la mia musica, a dipingere la mia tela, a impastare il mio dolce preferito. Certamente, la creatività non è solo una prerogativa degli artisti, di chi ha la penna facile o la lingua sciolta, la creatività è il tuo talento, il tuo dono, il modo speciale in cui fai le cose o il modo speciale in cui fai sentire gli altri: un modo unico, made in heart.


IL SENSO DELLE PAROLE 

(articolo del 02.03.2020)

In questi giorni ho riflettuto sul significato delle parole e su quello che sottendono. La polisemanticità è da sempre riconosciuta come peculiarità della lingua hawaiana, eppure ridurre il significato della parola ho-oponopono al significato quali letterale di correggere un errore, è un pò come conoscere di una lingua solo il suo significato grammaticale, senza comprenderne l'analisi logica. Può essere, ammettiamolo pure... ma va anche considerato che non tutti gli allievi frequentano lo stesso ordine e grado di scuola e che dalla scuola dell'infanzia è pur necessario partire. Personalmente parto sempre da dove mi trovo senza la pretesa di saperne di più di altri, ma nell'umiltà di ogni passo che può chiarire la mia comprensione. Dunque da qui parto e qui faccio ammenda di tutti gli errori interpretativi o di supponenza che posso avere consapevolmente o inconsapevolmente commesso.

E' noto a tutti che questo meraviglioso arcipelago professasse una religione politeista, dove le divinità erano manifestazioni della natura. In questo straordinario equilibrio tutto era perfetto ed espressione di armonia fino all'arrivo, nel 1820, dei primi missionari evangelici. Essi pensando di saperne più di questo popolo, vi portarono la loro religione istituzionalizzata e spiegarono loro ben bene, come a credere le manifestazioni della natura espressioni del Divino, si fosse al di fuori di ogni realtà umanamente condivisibile. Passò quasi un secolo e Honolulu vide la nascita della piccola Morrnah, che di questo popolo era erede e custode di ogni tradizione ancestrale.

Ebbene forse commettendo un errore o forse correggendolo all'età di 63 anni questa donna, quasi alla soglia della vecchiaia, cambiò completamente e totalmente la struttura e il significato della pratica dell'Ho-oponopono. Da una metodologia atta alla risoluzione dei problemi e delle conflittualità com'era vissuto l'Ho-oponopono ancestrale dalla sua gente, lei lo cambiò in un anelito rivolto al divino. Nel nuovo Ho-oponopono scompare la figura del sacerdote/sciamano che funge da mediatore e risolutore della conflittualità, per lasciar posto ad un'unica presenza: la tua di fronte a Dio. Diventi tu il protagonista colui che si rivolge direttamente a Dio, il soggetto che per grazia divina riceve la trasmutazione di ogni memoria di dolore e sofferenza, personale e karmica. Sì può ancora tradurre con "corregge un errore" questo nuovo insegnamento che vede l'anima rivolgersi direttamente a Dio e che per grazia divina, senza intermediari, si libera di pesi atavici e di ogni forma di gravosa memoria per riconoscersi nell'essenza espressione divina? A te caro lettore la risposta. Definire l'Ho-oponopono come la percezione di ciò che è perfetto e che colui che matura in sé questa percezione può rendersi l'artefice di una vita migliore, offre forse nuovi scenari nella plurisemanticità di questa lingua che in due sole vocali riunisce l'espressione divina e quella umana in un'unica parola, la parola "IO".

Certamente nessuna religione istituzionalizzata potrebbe permettere una simile libertà di pensiero. Cadrebbe il significato di ogni chiesa istituzionalizzata, l'uomo sarebbe liberato dalla schiavitù del peccato e dallo spauracchio della dannazione eterna e questo non è possibile. Ma sappiate lettori cari che Morrnah non si è mai arresa e che ci ha lasciato tutti gli strumenti per raggiungere questa comprensione ecco perché la sua espressione più celebre è: l' Ho-oponopono è la chiave. Grazie Morrnah.     

FARE AMMENDA 

(articolo del 25 febbraio 2012)

In passato mi avevano colpito alcune affermazioni del Dr. Hew Len, anche se per molte di esse, avevo avuto più una comprensione intellettuale, che la totale certezza che quei concetti fossero realmente miei. Prendete ad esempio l'affermazione di Hew Len di essere qui per "fare ammenda". E' un concetto che mi ha scavato dentro in più di una circostanza ma che sovente non sono riuscito a vivere. Concettualmente è facile chiedere perdono, l'intelletto lo comprende, sa che dopo aver ferito o talvolta umiliato qualcuno è possibile anche chiedergli scusa, ma giusto senza compromettersi troppo. Se osservo la mia vita le persone che ho fatto soffrire di più sono proprio quelle a cui voglio più bene. Assurdo vero? Non ho cercato volontariamente di creare queste situazioni ma è talvolta inevitabile che costruire un rapporto significhi anche coinvolgersi in sentimenti ed emozioni difficili da gestire. Ognuno di noi ha la sua storia e sono tutte straordinariamente belle anche quando totalmente intrise di dolore e sofferenza. Per questo se posso permettermi di dare un piccolo consiglio, non buttate via nulla, non è il caso. Piuttosto sperimentate assieme a me questa comprensione dell'Ho-oponopono e seguitemi nella matrice divina da cui tutti proveniamo. Ritorno all'affermazione di Hew Len di essere qui per fare ammenda. Penso che da questo primo gradino non ci si possa esimere. Dunque nella mia vita le persone che ho fatto soffrire di più sono le persone che amo di più e che mi amano più di quanto io sia riuscito ad amare loro. Come uscire allora da questa sacca di dolore per creare un nuovo equilibrio emozionale ed esperienziale? Il mio primo passo è riconoscere questo dolore: esiste, l'ho creato e visto nei volti di chi amo, nelle lacrime che sono scese dai loro volti. Così avendo tutti una matrice divina, è solo in essa che comprendo, come la libertà perduta possa essere ritrovata. Dio è ogni essere. Fare ammenda significa ripristinare il flusso dell'amore. E' un può come essere l'idraulico che ripara il tubo e l'acqua invece di uscire dalla perdita, scorre nuovamente nella giusta direzione. Allora consapevolmente scelgo di fare ammenda perché senza il riconoscimento degli errori, ora compresi e integrati, non hanno senso nemmeno i passi che vengono dopo. Questo primo passo è quello fondamentale se desidero vivere questa mia esperienza di manifestazione terrena, devo tenere con me il vademecum di come gestirmi nei rapporti umani e nelle emozioni che vivo dentro. Questo è il primo passo, il fare ammenda.
Se leggendo questa pagina avete capito o intuito alcuni vostri aspetti e vi fa piacere restare in contatto per approfondire riflessioni e percorsi di crescita, vi propongo di iscrivervi nel gruppo dell'Associazione Ho-oponopono Cristiano. L'energia che muoviamo come gruppo è un'onda quantica d'amore semplice. Ricordo che CRISTIANO non significa cattolico, luterano, calvinista, evangelico o protestante ma semplicemente CRISTICO, un amore che riconosciuto afferma il perdono, la riconciliazione, la gratitudine e la pace. 

E' da molto che desidero parlare con Francesco del lupo. Ancora una volta lui mi sorride. Il suo volto si illumina completamente. Le campane iniziano a suonare piene di vita e lui ride festosamente. Adoro vederlo così. E' solare, vivo, ricolmo di gioia e allegria.

Sono alcuni giorni che non entro nella vigna. Francesco con pazienza infinità ha aspettato e poi è venuto a cercarmi. Mi ha dato più volte i suoi segni per farmi comprendere. Sento come anche lui provi immensa gioia nei nostri colloqui. Conosco il tema di cui parleremo questa mattina. Poso la mia mano sul cancelletto d'ingresso di questo magnifico...

GLI ULTIMI RINTOCCHI

(articolo del 15/02/2020)

Campane a festa nel villaggio. Era così che la mia piccola sorella d'anima mi accoglieva. Vedevo piccole allodole alzarsi in volo, qualche istante di silenzio, il rintocco delle prime campane. In quei brevi momenti che precedevano il rompersi del silenzio mi chiedevo come fosse possibile tutto questo: lei precedeva sempre i miei passi. Forse è per questo che seppure scalza e sfidando la vita andava oltre quelle orme profonde, che nel cuore entrambi avevamo promesso di seguire. Quando poi cercavo nel villaggio la sua presenza, vedevo sempre bambini rincorrersi. Comprendevo così che se anche non fisicamente, lei era sempre lì. Il tempo ritorna. L'hanno scritto nei libri. Si piega su se stesso, compie balzi in avanti e poi ritorna. Ritrova i tuoi occhi, si sono persi nei suoi. Ritrova il suo sorriso, è più bello dell'ultima volta che lo vidi, prima che tutto si spegnesse. Dentro di me sentivo ogni suo sorriso. Lei questo lo sapeva, per questo non smetteva mai di sorridere. Sapeva che mi dava forza, che avrebbe ridato la vista a un cieco. Si quella vista che un uomo perde, quando ha perso tutto e non crede più in nulla. Sorella Chiara la chiamava la piccola vista. Entrava nel corpo di una rondine e gli chiedeva di raggiungermi, di posarsi sulla mia spalla e di offrirmi la gentilezza di madre natura. Quella delicatezza che l'uomo non ha più, quel profumo di vita che ora, dopo tanto tempo, avverto molto raramente.

  • "Perché Francesco, tornare su questi ricordi, chi aiuterai così?".
  • "Forse nessuno o forse te fratello mio, se lo vorrai, se vorrai lasciare aperta quella porta fatta di sabbia, il tempo che scorre in una clessidra".
  • "Francesco caro, siamo stati rubati al tempo, siamo anime che non si appartengono più...".
  • "Quando esci dal tempo dimentichi e dimenticando ricordi tutto. Lo sanno bene i fiori, le piccole margherite che ricordano il loro perché...".
  • "Mi è difficile vivere così fratello caro, è tutto troppo stretto, troppe pieghe e troppe cuciture, mentre il nostro saio era largo abbastanza per due".
  • "Sì la pelle che si sfiora è un dolce sentire, quando poi ci si abbraccia e si chiudono gli occhi scompare ogni confine e dove sono io lì sei tu".

Trascorrono ancora momenti eterni che come granelli di sabbia si sfilano dalle mie dita. Sono commosso, non serve dirlo, Francesco non lo diceva mai, ma non poteva nascondere ciò che provava, non sarebbe stato uno di quei bambini che in ogni villaggio gli correvano attorno giocando. Uno era lui, l'altra... 

E' da molto che desidero parlare con Francesco del lupo. Ancora una volta lui mi sorride. Il suo volto si illumina completamente. Le campane iniziano a suonare piene di vita e lui ride festosamente. Adoro vederlo così. E' solare, vivo, ricolmo di gioia e allegria.

Sono alcuni giorni che non entro nella vigna. Francesco con pazienza infinità ha aspettato e poi è venuto a cercarmi. Mi ha dato più volte i suoi segni per farmi comprendere. Sento come anche lui provi immensa gioia nei nostri colloqui. Conosco il tema di cui parleremo questa mattina. Poso la mia mano sul cancelletto d'ingresso di questo magnifico...

Via Noalese, 5 Zero Branco (Tv) 
Creato con Webnode
Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia